NINO D’ANGELO INFIAMMA IL SAN PAOLO E FESTEGGIA I SUOI 60 ANNI CON GLI AMICI DEL CUORE

Ore 19 una marea di gente fuori allo stadio, parcheggiatori abusivi già pronti a far sistemare auto e motorini, autobus che arrivano da tutta la Campania, Foggia, Bari e qualcuno dalla Sicilia. Ore 21,30 inizia il concerto e Nino D’Angelo infiamma il San Paolo Napoli e festeggia il compleanno con il popolo delle sue canzoni.

Erano quasi 20000 i giovani e meno giovani che hanno riempito la curva b e il prato davanti al palco. Fan di tutte le età in delirio, mamma e papà con figli, nuove e vecchie generazioni insieme celebrano uno dei miti partenopei dagli anni Ottanta. “t-shirt e fascette  con scritte “Figli di D’Angelo”, emozione, cori. Gianni Simioli presenta l’evento dopo i videoauguri di Lino Banfi, Massino Ranieri, Peppino Di Capri, Cristina Donadio che intona “Happy Birthday to you” in stile Marilyn Monroe. I concerti si confermano anche i peggiori nemici dei politici napoletani: il videomessaggio di Luigi de Magistris all’evento di Nino D’Angelo allo stadio San Paolo in occasione dei sessanta anni del cantante partenopeo è stato accolto con bordate di fischi, com’era successo con De Luca a Piazza Plebiscito per il concerto di Battiato. Tutto procede secondo scaletta. <<Voglio vivere questi primi sessanta anni come un minorenne. E chiedere scusa ai giovani per la Napoli che non siamo riusciti a darvi>>. Queste sono le prime parole dell’ex caschetto biondo. Nino apre lo show con “21 e 30” per poi proseguire con ” ‘O schiavo e ‘o re”, a seguire “Batticuore”, “Fotoromanzo”, “Fra 50 anni”, “Brava gente” con Franco Ricciardi e Luché che rappeggia “Int ‘ rione” vecchio brano dei Co Sang. Ricciardi indossa la maglia del Napoli. Suono crudo, etnorap, canto d’appartenenza a quella Scampia che vuole emergere, dove non è solo Gomorra.

Arriva Sal Da Vinci per il duetto di “Voglio penza’ a te”. I fan cantano e rendono colorata la notte dello stadio San Paolo che celebra i 60 anni dell’artista. La voce di Nino è carica di emozione, ma il coro in curva, la gente delle sue canzoni lo carica subito. <<Grazie popolo delle mie canzoni, grazie Napoli, grazie stadio che mi ha visto bambino, ringrazio il comune di Napoli  e e la società calcio Napoli che mi hanno permesso di essere con  voi questa sera>>: in cielo salgono palloni bianco-azzurri, la canzone va a braccetto con il tifo. Poi, subito, «’O schiavo e ‘o re», a toccare territori espressivi vicini alla World Music, con brani “Senza giacca e cravatta”, “Jammo ja”, “Jesce Sole”. Il repertorio del D’Angelo più «politico», voce verace della nazione napoletana. Tanti gli striscioni a lui dedicati: «Jammo ja core pazzo»,

recita uno. E un altro: «Sempe cu te Nino». D’Angelo recita a memoria la formazione del Napoli di Altafini, che perdeva sempre, ora «basta un rinforzo e l’anno prossimo scassiamo tutto». Via con le canzoni dell’era del caschetto: «Batticuore», poi «Fotoromanzo». Il figlio di Nino, Tony, in cabina di regia, il concerto diventerà un dvd. Poi i rapper: «Jesce sole» si colora dei tamburi di Giovanni Imparato, Rocco Hunt spara il flow di «Nu juorno buono», Clementino – anche lui con T shirt del Napoli e Daniele Sanzone di A67. Lo chiamano zio, da quando Nino li abbracciò al funerale dell’altro zio, Pinotto Daniele. La musica napoletana senza barriere, il rap, il neapolitanpower, la canzone d’autore, anche quella viscerale napoletana.  Quindi è la volta di «Bella», serenata alla città perduta ma sempre mamma: c’è Gigi Finizio. Lo show continua con “Per sempre tua sarò”, “Io vagabondo”, “Sogno d’estate” e “Amore e penziero”.
Ancora un prezioso connubio stilistico e generazionale: «E io te credo» con Enzo Gragnaniello e James Senese che soffia nel suo sax.

Pelle d’oca l’assolo di James, che l’ultima volta al San Paolo si era aggiunto a Jovanotti e Ramazzotti per ricordare Pino Daniele. Viscerale, graffiante e porosa la voce di Gragnaniello. Brunella Selo era la voce femminile originale di «Senza giacca e cravatta»: rieccola, con la sua meravigliosa voce. E quindi l’apoteosi del caschetto d’oro primo periodo: “Stupida avventura” e “Nu jeans e ‘na maglietta». In prima fila sotto il palco c’è anche El Nino Nero, sosia ma di colore del D’Angelo con caschetto e il figlio di Maradona con la compagna. Fortunato Cerlino, il don Pietro Savastano di Gomorra, presta la voce al duetto di «’A storia ‘e nisciuno», dialogo triste, di un boss con la sua coscienza. Cerlino fa commuovere tutti: «Quest’uomo ha ispirato la parte migliore della mia giovinezza. In anni difficili è stato un faro, non solo per me». Poi, Maria Nazionale per «Lolita» e «Jamme ja». Quindi un medley degli anni Ottanta che porta sino a “Chiara”, “Vai” che ricorda il suo primo Festival di Sanremo, “Popcorn e patatine”, “Il cammino dell’amore”. Alla fine un piccolo incidente tecnico, poi si riparte con le immagini proiettate sul palco che ambientano la festa. Dopo «Il cammino dell’amore» Nino lascia il palco, ma i ragazzi della curva B hanno un solo urlo: «Napoli Napoli Napoli». Sventolano bandiere azzurre, il gran finale reclama «Marì», con il ritorno di Giovanni Imparato, «Nu napulitano» con sua veracità Raiz e, naturalmente, “Napoli Napoli”. Nino recupera una bandierona azzurra ed intona l’inno del Calcio-Napoli che diventa anche inno della città, canta il riscatto negato del popolo, la vittoria del napoli di Maradona non nasconde la sconfitta sociale dei politici. Canzoni d’amore, di rabbia e coscienza umana, canzoni sincere. Su «Nu napulitano» l’elenco dei grandi napoletani, dalla Serao a Scarlatti, da Merola a Eduardo, da Giancarlo Siani a Benedetto Croce, da Totò a Troisi finisce con Pino Daniele. Il San Paolo urla una volta in più «Pino Pino Pino» e D’Angelo intona “Napule è” omaggiandolo. «Il popolo napoletano se è unito vince, è capace di miracoli. Io sono un miracolo di questo popolo, sono la vittoria di chi non conta» urla Nino. «Napoli Napoli Napoli» come nella notte dello scudetto di trent’anni fa.

Carlo Ferrajuolo – Pianetazzurro.it