Gianni Fiorellino, l’8 ottobre è risultato positivo al Covid-19, dopo un test antigenico effettuato in una struttura privata. Da quel giorno è in quarantena, insieme a tutta la sua famiglia, segnalando il caso all’Asl di zona. E da quel momento è diventato, suo malgrado, protagonista di una vicenda che ha aspetti paradossali e che sta mettendo a nudo le tante falle di un sistema sanitario pubblico che dimostra tutta la sua inadeguatezza nell’affrontare l’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia. Perché quella di Fiorellino non è una situazione limite, ma racchiude in sé tutti i disagi che stanno vivendo centinaia di migliaia di cittadini campani alle prese con tamponi effettuati in ritardo, referti spariti o non comunicati, numeri di telefono a cui, quando risultano liberi, nessuno risponde.
La personale odissea di Gianni Fiorellino inizia proprio l’8 ottobre, quando, risultato positivo al test antigenico, si mette in isolamento con la moglie e i figli di uno e due anni, avvisando il medico di famiglia. Il dottore attiva il protocollo e chiede all’Asl Napoli 3 Sud di effettuare quattro tamponi a domicilio. Il giorno dopo un addetto dell’Autorità Sanitaria Locale chiama il cantante per avere la lista delle persone con cui aveva avuto contatti nelle ultime 48 ore, poi il silenzio. L’Asl si rifà viva solo il 13 ottobre, quando l’addetto ai prelievi si presenta a casa Fiorellino per effettuare il tampone a moglie e figli, mentre Gianni dovrà aspettare altri due giorni per il suo.
«I risultati dei test fatti a mia moglie e ai bambini sono arrivati la sera del 14 e riportavano che Mattia, il più grande, era positivo – racconta il cantante –. Il giorno dopo sono venuti a fare il tampone a me, ma non sono stati così veloci nel comunicarmi il risultato». Preoccupato dell’assenza di notizie, Fiorellino si attacca al telefono e cerca di parlare con l’Asl: «Per un paio di giorni si è rivelata un’impresa impossibile, poi ieri finalmente mi ha risposto un’addetta, dicendomi che il mio referto era fermo sul loro pc. Allora ho chiesto di inviarmelo per e-mail e le ho comunicato il mio indirizzo che è “gianni” punto “fiorellino” chiocciola seguita dal dominio del provider».
Ovviamente Gianni si aspetta di ricevere a breve il referto nella sua casella di posta elettronica, ma attende invano. Invece, a chiamarlo è il suo manager: «Mi dice che un ragazzo, mio omonimo, ha cercato di mettersi in contatto con me, tramite il mio profilo Instagram, per avvisarmi che l’Asl aveva mandato a lui il mio referto – spiega l’artista ancora incredulo e arrabbiato –. In pratica, l’addetta con cui ho parlato, nel mandare l’e-mail, invece di scrivere “gianni” punto “fiorellino”, ha scritto “giovanni” punto “fiorellino” e ha inviato a uno sconosciuto un documento privato, violando tutte le leggi sulla privacy. Un fatto gravissimo, che dimostra come l’Asl stia gestendo con negligenza e incompetenza questa situazione. E devo ringraziare questo ragazzo che ha avuto il buon cuore di mettersi in comunicazione con me per girarmi il referto, altrimenti starei ancora aspettando e non saprei di essere ancora positivo al Covid, anche se me lo aspettavo».
Ma c’è qualcun altro che è ancora in attesa che l’Asl si muova: «Un altro aspetto inquietante di questa storia surreale è che nessuno della lista dei miei contatti comunicata all’Asl è stato raggiunto da una telefonata o da una visita a domicilio. Ci sono intere famiglie chiuse in casa da 15 giorni che non sanno più cosa fare – rivela l’artista –. Per questo, al di là del coprifuoco deciso da De Luca, consiglio le persone di chiudersi in casa e uscire il meno possibile, perché, se ci s’infetta, c’è il serio rischio di essere abbandonati dallo Stato o di essere danneggiati dall’incompetenza di chi ha nelle sue mani la nostra salute fisica e mentale».